Omaggio a Josè Argüelles
A pochi giorni dalla dipartita del personaggio che ha reso celebri nel mondo le scoperte e le profezie dell’antichissima tradizione Maya, abbiamo incontrato Antonio Giacchetti, che da 13 anni si occupa di tradurre le pubblicazioni del famoso studioso e ricercatore.
Ci è sembrato doveroso offrire questo omaggio ad Argüelles, a chi è stato riconosciuto come la reincarnazione di Pacal Votan, il mitico capo Maya che più di mille anni fa predisse la sua apparizione e la sua successiva scomparsa prima dell’avvento del 2012.
Intervista ad Antonio Giacchetti
Quando l’hai incontrato la prima volta e quando è nata questa connessione fra di voi?
Sono sempre stato attratto dai Maya fin da ragazzino, ma nonostante avessi letto moltissimo e avessi subito il fascino di questa antichissima civiltà, nel 1994 a Miami, dove ho risieduto per un paio d’anni, ho letto il libro scritto da Argüelles: “Il Fattore Maya”. È il suo libro più famoso, è stato tradotto in ventitre lingue e viene definito nel gergo editoriale un long seller, e cioè uno di quei libri che continuano a vendere negli anni.
Per me fu un’autentica folgorazione, perché egli ha esposto una visione importante e cioè ha parlato dei Maya come di un popolo vivo, che ci trasmette una conoscenza viva e una profezia altrettanto viva; è un’opera che segna un punto di non ritorno nella nostra conoscenza dei Maya. Rispetto a tutto ciò che era stato detto fino a quel punto, nel 1987 esce quel libro e comincia un capitolo nuovo: non si può più parlare dei Maya prescindendo dal Fattore Maya – anche se c’è stato chi ha cercato di farlo – ma poi è la Storia che fa giustizia, e ad un quarto di secolo dall’uscita del libro direi che oggi l’imprescindibilità de Il Fattore Maya è generalmente riconosciuta.
Ho fatto così un grande salto di qualità nel mio interesse per i Maya, e cioè da un interesse ordinario – come potrebbero essere altri – è diventato un interesse primario; insieme alla lettura del libro, anche la visita ai luoghi di potere della Mesoamerica ha contribuito notevolmente a portarmi sempre di più nella frequenza della trasmissione della mente dei Maya Galattici.
Quando risiedevo a Miami, ogni sei mesi dovevo uscire dagli Stati Uniti per rinnovare il visto – e il luogo più vicino era senz’altro il Messico. Cogliendo così l’occasione, ho avuto la possibilità di visitare tutti quei siti cerimoniali come Tikal, Palenque, Chichen Itza e tutti gli altri luoghi di potere dei Maya. Dopo aver fatto due volte il giro del mondo, tornato in Italia nel 97, ho ritrovato la busta contenente il libro che ricordai di essermi spedito. Ricordai anche che mi ero ripromesso che, se in italiano non fosse stato ancora tradotto, lo avrei voluto tradurre personalmente. E così fu. Senza interessarmi al fatto se avrei trovato un editore disposto a pubblicarlo, iniziai così a tradurlo. Ero stato ispirato dalla lettura del libro ed ero arrivato alla conclusione che io avrei dovuto semplicemente tradurlo, e il resto sarebbe accaduto di conseguenza. E in effetti è andata proprio così; incontrai personalmente Argüelles nel luglio del 98 in occasione di un suo tour in Italia e il nostro incontro è stato veramente forte. Ricordo che aveva l’abitudine di viaggiare sempre con delle borse a tracolla, in cui custodiva gelosamente i suoi scritti; quando gli ho detto “sono Antonio, quello che ha tradotto Il Fattore Maya”, ha appoggiato tutto per terra, ha fatto due passi in avanti e mi ha abbracciato dicendomi: “Thank you”.
Questo è stato per me un momento molto forte: se a livello intellettuale e mentale lui mi aveva già conquistato ampiamente, in quel momento, quando mi ha ringraziato per il lavoro che avevo fatto, mi ha veramente conquistato nel profondo del cuore.
È successo tra l’altro che, anche se aveva già preso degli accordi precedentemente con un’altra persona per tradurre il libro, questi accordi sono saltati e ha chiesto a me se volevo occuparmi sia della traduzione dei suoi lavori che di coordinare i lavori del gruppo italiano. Da allora curo l’edizione delle sue opere in italiano e del “Sincronario delle Tredici Lune” – quest’anno sarà il tredicesimo anno. Tutto questo è stato per me una conferma di ciò che è scritto sul libro, in cui fondamentalmente si spiega che le tue azioni cambiano la realtà, e che il tuo intento da solo è in grado di introdurre delle modificazioni magiche nella realtà stessa.
Fu così che, invece di preoccuparmi di prendere contatti con l’editore o con l’autore, il mio sentire mi portò a pensare che quello che dovevo fare era semplicemente tradurre il libro, e che l’esistenza del testo in italiano avrebbe poi fatto tutto il resto, introducendo nella realtà una modificazione che avrebbe dato il via ad altre modificazioni magiche – ed è precisamente ciò che accadde. A dispetto di tutto quello che uno potrebbe pensare razionalmente, seguire il mio sentire mi ha aperto la porta per entrare in questo tipo di frequenza completamente.
Con la mia seconda domanda ti avrei chiesto una sintesi dell’insegnamento dei Maya e di Argüelles e con le tue parole hai ampiamente risposto.
Ho saputo che Argüelles è stato considerato, anche dalle popolazioni indigene, come la reincarnazione di Pacal Votan, che in accordo alle profezie Maya sarebbe apparso proprio alla conclusione del ciclo con l’arrivo del 2012. Potresti spiegare meglio queste affermazioni?
Argüelles era noto con il nome mistico di Valum Votan: secondo la tradizione, Valum Chivin è il nome del villaggio del Chiapas dove era apparso Pacal Votan, mitico signore di Palenque.
C’è da dire che Argüelles è sempre stato vittima del fuoco incrociato degli studiosi e colleghi contemporanei occidentali, che lo criticavano spesso per le sue affermazioni – e lo consideravano un lunatico visionario. Ha insegnato nelle università più importanti degli Stati Uniti tra le quali Princeton, che è considerata la più prestigiosa del pianeta. Ha dovuto subire per anni anche le critiche degli indigeni discendenti dei Maya – che ammontano a 5 o 6 milioni di persone che discendono dall’antica civiltà e risiedono tra il Messico e il Guatemala. Portano tuttora sangue Maya nelle vene. Molti di loro vedevano nell’opera di Argüelles una sorta di operazione volta a togliere loro potere, usurpando la loro conoscenza.
Questa situazione nel tempo è cambiata, e molti dei cerchi più illustri di anziani e capi Maya, hanno invece riconosciuto Argüelles come Colui Che Chiude il Ciclo. Nell’equinozio di Primavera del 2002 il più importante cerchio, los Nueve Ancianos, riunito in una cerimonia tenutasi nella famosa grotta che si trova sotto alla Piramide del Sole di Teotihuacan e che viene considerata La grotta degli Iniziati del Serpente – alla quale hanno accesso solo i 9 anziani – ha ospitato la cerimonia d’iniziazione e il riconoscimento di Argüelles per bocca del loro portavoce, lo sciamano Quetza Sha (che proprio in questi giorni è in visita in Italia). Lui ha letto un testo nel quale si affermava che sarebbe apparso un uomo che non sarebbe stato un discendente diretto Maya, ma che sarebbe arrivato per completare la loro conoscenza tradizionale con delle basi scientifiche e matematiche.“Ora siamo certi che questo qualcuno sei tu”. Pronunciando queste parole è stato dato ad Argüelles quello che in spagnolo viene chiamato “El Baston de Mando” – lo scettro del comando – la verga cerimoniale del potere che ha incastonato un cristallo di ossidiana, che è stato premuto sulla fronte di Argüelles fino a farlo sanguinare all’altezza del terzo occhio.
Da lì in poi si sono moltiplicati i cerchi di anziani che lo hanno riconosciuto come Colui Che Chiude il Ciclo, apparso un migliaio di anni prima e che aveva predetto che sarebbe riapparso per concludere il ciclo.
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