Joao Gilberto vivra' per sempre  
  Scritto da fuoridaltem  
   
 

 

Un altro immortale è entrato nel regno

degli archetipi universali:

Joao Gilberto, brasiliano

padre della Bossa Nova

 

Può “morire” un immortale? Certo che no; può lasciare il corpo, ma rimarrà per sempre vivo nel cuore, nella mente e nel ricordo di chi ha avuto la fortuna (o meglio il buon karma) di conoscerlo e ammirarlo. Nel caso di un artista, la sua immortalità è assicurata dalla sua arte.

 

Il nostro maestro, Valum Votan, Colui Che Chiude Il Ciclo (al secolo Prof. José Argüelles) era titolare della cattedra di Estetica e Storia dell’Arte all’Università di Princeton, e si definiva un “artista visionario”. Diceva che l’artista ha una capacità inuguagliabile nel trasmettere il suo messaggio; mentre per comprendere il messaggio dello scienziato sono necessari anni di studio (e chissà se poi ci arrivi, a comprendere il suo messaggio…), l’artista la sua visione te la trasmette istantaneamente: te la canta, te la dipinge, te la danza, te la recita, te la mima… E tutto ciò di cui hai bisogno per riceverla e comprenderla è essere sveglio ed avere le antenne bene aperte.

 

Ci diceva che noi siamo Arte Incarnata nel Tempo, e che dobbiamo fare della nostra vita un’opera d’arte.

 

A proposito di artisti visionari, oggi è Aquila Blu (Visione) nell’onda incantata della Stella Gialla (Arte, Bellezza ed Eleganza) … E il PAN Italia è il nodo italiano della RETE D’ARTE PLANETARIA!

 

Oggi è arrivata la notizia della trascendenza da questo piano terreno di uno dei più grandi musicisti mai esistiti, Joao Gilberto, brasiliano, 88 anni; il titolo italiano diceva “uno dei più grandi interpreti della Bossa Nova”. Il titolo giusto avrebbe dovuto essere invece “il padre della Bossa Nova”.

 

Autore dei brani di maggior successo della corrente musicale a lui ispirata, da La ragazza di Ipanema (che conta più di 200 versioni in tutte le lingue possibili) a Desafinado a Chega de saudade oltre a decine di altri successi mondiali, considerato esponente di punta del Tropicalismo, il suo stile era unico, inimitabile.

 

Caetano Veloso, altro famoso musicista brasiliano, affermò che Joao Gilberto è stato il più grande artista brasiliano e scrisse una canzone bellissima nel cui testo fa l’elenco una lunga serie di musicisti del suo Paese – Tom Jobim, Chico Barque de Hollanda, Gilberto Gil, Nana Vasconcelos, Vinicius de Moraes, Elis Regina, Toquinho e altri ancora – e poi dice “meglio di questi, solo il silenzio”; poi “meglio del silenzio, solo Joao”.

 

Ricordo di aver visto un suo concerto a Miami, nel 1994. Il mio coinquilino catanese, Carmelo, Luna Lunare Rossa, (lo stesso che mi istigò a leggere “Il Fattore Maya”!), guardando il programma dei concerti esclamò “Joao Gilberto viene a fare un concerto qui!” e insistette perché comprassimo i biglietti immediatamente, anche se al concerto mancavano ancora sei mesi. Aveva ragione; lo ascoltai e soltanto una settimana dopo i biglietti erano già esauriti…

 

Il teatro era stracolmo, riconoscemmo in platea diversi mostri sacri del panorama musicale pan-americano e caraibico, molti dei quali hanno casa a Miami, South Beach. Prima dell’inizio del concerto uno speaker ci informò che quello era il terzo concerto di sempre di Joao Gilberto negli USA.

 

Fu un concerto indimenticabile. Critici autorevoli hanno scritto che il suo stile ha rivoluzionato la musica brasiliana allo stesso modo in cui Jimi Hendrix ha rivoluzionato il modo di suonare la chitarra elettrica; altri hanno paragonato il suo modo di cantare – sommesso, sussurrato, dolcissimo – a quello di Chet Baker. Uno dei brani che eseguì in quel concerto fu Estate, immortale capolavoro composto dall’italiano Bruno Martino.

 

Se siete pronti a commuovervi, come mia madre quando gliela feci ascoltare, ascoltatelo in questa versione dal vivo su YouTube:

 

https://www.youtube.com/watch?v=p4DK-KPxrBc

 

In Lak’ech

 

Antonio Giacchetti, coordinatore PAN Italia